FLEET FOXES
GIOVEDI 17 NOVEMBRE - ore 21
Ingresso 25 euro + d.p.
Apertura cancelli ore 19.30

Prevendite
www.ticketone.it
www.greenticket.it

Info:
www.fleetfoxes.com

Dai sobborghi di Seattle per conquistare il mondo attraverso una musica apparentemente semplice, acustica e dolcissima. Si potrebbe semplificare in queste poche parole la carriera dei Fleet Foxes (creatura nata dalla mente di Robin Pecknold e Skyler Skjelset, amici e compagni di scuola sin dall’infanzia), probabilmente la band più importante in ambito folk uscita negli ultimi dieci anni di storia musicale.

Con solo due album all’attivo, il folgorante esordio omonimo del 2008 ed il più recente, uscito ad inizio Maggio, intitolato Helplessness Blues, questa band americana ha riscritto completamente le regole della musica folk aggiornandola senza dimenticare le basi che abitano nei dischi di Bob Dylan, Neil Young e Brian Wilson. Quello che ha lasciato di sasso tutti, critica e pubblico, è la coralità quasi meditativa che si ritrova nelle composizioni di questa straordinaria formazione che, attraverso suoni delicati e raffinati, narra storie e racconta la vita di tutti i giorni in una maniera spiazzante e magica. Con una coralità d’insieme sorprendente, testi raffinati quanto riflessivi, i Fleet Foxes creano atmosfere inimitabili per fascino e ricerca; raccontano con la musica un mondo dove nulla spicca o ha maggiore spazio ma tutto è bilanciato nella sua impalpabile fragilità. La musica dei Fleet Foxes dipinge paesaggi commoventi fatti di spazi aperti vastissimi, pacifici, dove a dolci colline verdi si alternano strade sterrate che si perdono nelle campagne americane. Non è un caso che spesso il folk-rock di questa formazione venga definito come “rurale” e che l’immagine che il gruppo diede (soprattutto agli esordi) era quello della classica formazione indie-folk con cappelloni a falda larga e barba lunga.

Dopo aver pubblicato in sordina il primo album – semplicemente intitolato Fleet Foxes – per la Sub Pop, la musica della band arriva alle orecchie di Simon Raymonde, proprietario dell’etichetta inglese Bella Union, che decide di pubblicare il disco in Europa intuendo le potenzialità del suono anni ’60 e ’70 che ricorda molto il folk britannico di Donovan, Fairport Convention, Nick Drake oltre che le ovvie basi sonore di “americana”. Ed è ora che il disco, prodotto con le sole finanze della band stessa, esplode come fenomeno in tutto il mondo. Merito di un singolo che unisce il folk, il rock ed una impeccabile melodia pop, è White Winter Hymnal che diventa da subito una hit planetaria. Basta questo perchè il fenomeno Fleet Foxes esploda e raggiunga il mondo intero con concerti esauriti ovunque, festivals che fanno a gara per accaparrarseli e ovviamente le vendite del disco che decollano facendo del loro esordio addirittura disco d’oro in UK. Ma Fleet Foxes non è solo quel singolo, tutto il disco d’esordio è davvero “in stato di grazia” e sono tanti quelli che si innamorano delle atmosfere genuine, acustiche e raffinate del combo di Seattle ed è così che il disco diviene un vero e proprio caso internazionale, eletto disco dell’anno per un numero incalcolabile di magazines e siti internet, tra cui spiccano Billboard, Mojo e naturalmente l’influentissimo Pitchfork.

Uscito nella seconda metà del 2008, Fleet Foxes ha creato grandissime attese per il suo successore arrivato a maggio 2011 con il titolo Helplessness Blues, che conferma quanto di ottimo la band ha messo in mostra nel precedente lavoro in studio. Questo nuovo disco mostra una ulteriore maturazione compositiva del gruppo che non abbandona i territori nostalgici e rurali che tanta fortuna e fama gli hanno fatto guadagnare, ma anzi rende la sua miscela ancora più organica e compatta grazie ad una maggiore ricercatezza negli arrangiamenti e nei particolari, come l’utilizzo di violini, vibrafoni, fiati. Il risultato è un disco folk-pop sincero in cui la semplicità non è altro che la concreta padronanza dei propri mezzi e la costante voglia di rendere sempre migliore la propria arte.


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